Non si andrà alle urne e Draghi potrebbe anche varare uno stato di emergenza strettamente legato alla guerra, si legge nel retroscena che parla di risparmio energetico su climatizzatori, illuminazione e riscaldamento in tutti i settori e che potrebbe toccare anche le pensioni.
Non si andrà alle urne. A fronte di una nuova escalation militare il governo potrebbe varare un nuovo stato d’emergenza ad hoc per intervenire sull’economia e sul contingentamento energetico. Ma anche per rinviare le elezioni politiche previste tra fine febbraio e inizio marzo 2023. L’esecutivo di Mario Draghi – scrive Il Tempo – si starebbe preparando a tutti gli scenari, anche quelli peggiori, e secondo un retroscena di Affaritaliani studia il varo di una «Finanziaria di guerra» che prevederebbe uno «scostamento di bilancio da almeno 15, se non 20, miliardi di euro». Se ne parlerebbe dietro le quinte in Parlamento e nei ministeri e contempla lo stop di Mosca all’invio di gas all’Italia come è accaduto con Polonia e Bulgaria.
In caso la Legge di Bilancio per il 2023 sarebbe anticipata a giugno o a luglio per finanziare nuovi interventi di emergenza per sostenere famiglie e imprese e i vari settori economici che si troverebbero a fronteggiare aumenti dei costi drammatici.
«Come spiegano fonti politiche, Draghi potrebbe anche varare uno stato di emergenza strettamente legato alla guerra (diverso da quello per il Covid)», si legge nel retroscena che parla di risparmio energetico su climatizzatori, illuminazione e riscaldamento in tutti i settori e che potrebbe toccare anche le pensioni.
Tra le ipotesi al vaglio anche quella di «rinviare di qualche mese le elezioni politiche». Come quelle amministrative per il Covid. «Qualcuno ipotizza un rinvio a fine 2023 o a inizio 2024» con Draghi che resterebbe a Palazzo Chigi fino a nuove consultazioni elettorali.