Draghi pronto a dimettersi. Leader più sopravvalutato della storia, inadatto a qualsiasi emergenza
Draghi pronto a dimettersi. Ieri Affaritaliani ha pubblicato questo articolo in cui si presentava la volontà di Mario Draghi di dare le dimissioni. Il motivo? Si è reso conto di essere una delusione e di non poter affrontare l’attuale situazione di crisi. Parliamoci chiaramente:
- il PNRR o Recovery Fund si rivela, ogni giorno di più, per quello che è, cioè una chimera che non porterà nulla di positivo per l’Italia. Eppure lui, su ordine dell’Europa e presidenziale, lo ha messo come “Fine ultimo” del suo mandato;
- la seconda missione, la revisione dei vincoli europei, è stata fallimentare. Il padrone tedesco ha fatto ben capire che non vuole rivederli, e se ci saranno modifiche sarà dovuto all’emergenza ucraina;
- non è riuscito a gestire una exit strategy seria dall’emergenza Covid-19. mentre tutta Europa ha messo fine alle restrizioni per il Covid-19, lui resta schiavo del CTS e di Speranza. Una posizione poco lucida e non coraggiosa;
- la crisi ucraina ha rivelato la sua totale insussistenza sul vero piano internazionale. Putin ha telefonato più volte a Macron e Scholz, mai a Draghi. Le figuracce di Di Maio sicuramente non lo hanno aiutato. L’Italia conta poco, e lui conta anche meno.
Alla fine si è visto che Draghi non è il salvatore della Patria, ma una persona che desiderava diventare Presidente della Repubblica e che, non riuscendoci, non ha grosso interesse nell’amministrare l’Italia. Alla faccia del “Nonno in missione”, alla fine si è rivelato una persona giustamente ambiziosa, che lavorava pro domo sua, e che, tolta la possibilità della Presidenza della Repubblica, non ha interessi nell’Italia.
Inoltre quello che sta succedendo ora lo mostra come leader burocratico, poco elastico, poco unificante. La recentissima vicenda della revisione del catasto lo ha mostrato come un dispotico esecutore degli ordini della sinistra e della UE, o di quelli che lui ritiene gli ordini della UE, senza un grande senso della situazione. La crisi Ucraina mette l’Italia di fronte a importanti scelte di politica energetica ed estera, e lui, invece che unificare, di cercare il più ampio consenso davanti a una strategia industriale ed energetica condivisa, ha agito in modo partigiano a favore di una sinistra sempre meno interessata agli italiani.
Se darà le dimissioni non sarà un dramma. Non lo è la morte di un Papa, che gode di una nomina ben superiore. Si farà un altro Presidente del Consiglio, magari meno deludente.