Green Pass stroncato dal Consiglio d’Europa: Gli Stati vengono esortati a ‘informare i cittadini che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole e a garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato’.
Vogliamo vedere la faccia di Speranza (Draghi quel giorno avrà pilates) nell’annunciare agli italiani che i grandi strateghi al Governo han deciso di rovinare la vita a milioni di cittadini, ottusamente, per un “eccesso di zelo”. Chiamiamolo così…
Il Consiglio d’Europa (organizzazione con sede a Strasburgo, distinta dall’Ue, istituita nel 1949 dalla Convenzione europea dei diritti umani con 47 Paesi firmatari, tra cui l’Italia) dà una bella stoccata all’obbligo vaccinale e al Green pass, misure introdotte formalmente o surrettiziamente nella maggior parte dei Paesi europei tra cui l’Italia. Come racconta Stefano Valentino su Il Fatto Quotidiano, “un rapporto approvato a fine gennaio a larga maggioranza ha bocciato l’utilizzo delle certificazioni per punire i non vaccinati. Gli Stati vengono esortati a ‘informare i cittadini che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole e a garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato’”.
Il testo, intitolato “Vaccini Covid-19: questioni etiche, legali e pratiche”, sostiene che il concetto di passaporto vaccinale (Green pass) è “contrario alla scienza”, in assenza di dati sull’efficacia dei vaccini nel ridurre la contagiosità e sulla durata dell’immunità acquisita. Questo testo, spiega ancora Il Fatto, “scredita di fatto i decreti dell’esecutivo di Mario Draghi che penalizzano i non vaccinati con divieti volti testualmente alla ‘prevenzione di SarsCov2’, ossia alla neutralizzazione di infezioni e contagi. I vaccini approvati dall’Ema si sono rivelati efficaci nel prevenire le forme gravi del Covid (ricoveri e decessi). Non impediscono invece al virus di infettare l’organismo e trasmettersi a terzi. È quanto emerge da trial clinici, bugiardini e studi condotti sulle varianti Delta e Omicron”. E quindi non dai no vax.
Secondo il dossier consegnato recentemente al Senato dall’avvocato Renate Holzeisen, “decadrebbe anche il mutuo riconoscimento tra i Paesi dell’Ue delle certificazioni vaccinali che, secondo la normativa comunitaria, è subordinato ad evidenze scientifiche sull’interruzione delle catene di trasmissione. Una settimana prima era stato il Comitato internazionale per l’etica della biomedicina (Cieb) a prendere di mira l’Italia. La rete scientifica internazionale creata da docenti ed esperti per promuovere un dibattito critico sulla gestione politica della crisi Covid ha chiesto l’abolizione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 e del Green pass”.
Ha invitato gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali a fare pressioni sul governo italiano affinché ponga fine alla “sperimentazione di massa di un medicinale sperimentale impropriamente denominato vaccino”. E ora sono diverse le associazioni civiche che negli ultimi mesi hanno presentato esposti alla Corte penale internazionale de L’Aia per crimini contro l’umanità. Sarebbero tali “le imposizioni dei trattamenti con sostanze sperimentali col ricatto (privazione di diritti fondamentali come quello al lavoro, ai servizi pubblici e alla libera circolazione)”, dichiara Holzeisen riferendosi all’art 7 dello Statuto della Corte.
La decisione del Consiglio d’Europa non viene a obbligare, di per sé, l’Italia in modo immediato, ma può essere la base per una serie di ricorsi giuridici a questo punto estremamente fondati. La prima associazione che raccogliesse al proprio interno coloro che sono stati licenziati o sospesi sulla base della mancanza di vaccinazione avrebbe delle basi giuridiche forti per poter adire prima alle Corti di giustizia italiane, successivamente, in caso di sconfitta alla Corte di Giustizia Europea, la quale non potrebbe ignorare sicuramente questa decisione e neppure le altre indicazioni della commissione del parlamento sull’ uso non discriminatorio dal greenpass.
Appare evidente che, in caso di sconfitta del governo, che riteniamo probabile anche se ci rimettiamo a pareri giuridici più elevati, la responsabilità dei rimborsi dovrebbe ricadere su tutti gli attori che hanno partecipato alla definizione di queste normative, pur sapendo o avendo sospetto che fossero lesive dei diritti personali. Siamo sicuri che la Corte dei Conti farà buona guardia.