Restrizioni Covid e gli effetti sugli adolescenti
Restrizioni effetti sugli adolescenti. «Sono chiusi in se stessi e sempre più arrabbiati». Qualcuno accusa gli effetti della didattica a distanza e non vuole uscire più di casa. Altri neppure si connettono per le lezioni, dando la colpa alla mancanza di connessione. E poi c’è chi diventa aggressivo: gli alunni in età scolare, compresi i più piccoli, stanno soffrendo. Gli esperti: «Siano attivate le risorse necessarie».
Mentre la pandemia rallenta e scendono incidenza e pressione negli ospedali, si fanno i conti con ciò che rimane dopo due anni di Covid-19. Le limitazioni, le rinunce, i traumi e la serie di «questo non si può fare» più difficile da mandare giù soprattutto per i giovanissimi, attaccati ora alla speranza di dire presto addio alla didattica a distanza scrive Il Fatto Quotidiano.
Perché la dad, per molti, ha significato e significa ancora chiudersi ed essere più vulnerabile di fronte alle proprie debolezze, dalla dipendenza dai videogiochi ad un malsano rapporto con il cibo. Così, solo poche settimane fa, è iniziato l’anno per migliaia di bambini e adolescenti, isolati, arrabbiati, ansiosi, depressi.
«I problemi legati al modo in cui si vive la pandemia, riguardano anche i più piccoli. Dai bambini della scuola dell’infanzia ai ragazzi delle superiori» spiega a Il Fatto Quotidiano Simona Trotta, psicologa e psicoterapeuta del reparto di pediatria dell’ospedale Sacco di Milano. Il ruolo dei genitori resta fondamentale, ma ci sono casi in cui è necessario il sostegno di professionisti.
«La didattica a distanza fa paura – spiega Simona Trotta – perché molti ragazzi si chiudono socialmente e capita che mi chiamino i genitori preoccupati perché i figli non escono più di casa. Possono passare giornate a giocare ai videogiochi. Persino nottate, andando incontro all’insonnia. E la mattina fanno fatica: se non c’è la dad neppure si alzano, in caso contrario a volte non partecipano alle lezioni con la scusa della mancanza di connessione». Da qui il rischio che entrino in gioco la depressione e una serie di disturbi, per esempio quelli legati al comportamento alimentare: «Molti adolescenti, trascorrendo in casa tutto il tempo, mangiano per riempire il vuoto e le ragazze, se mettono su qualche chilo, non vogliono più uscire». Un problema che non sparisce con la dad. «Non vogliono farsi vedere dai compagni e dagli insegnanti» aggiunge la psicologa.
Tutto questo si aggiunge ai sentimenti di rabbia ed esasperazione: «Sono sempre più numerosi gli episodi in cui i ragazzi perdono il controllo e, in casa, esplodono. In alcuni casi lanciando oggetti o alzando le mani contro i genitori. Perché la rabbia toglie lucidità e loro sono arrabbiati con tutto il mondo, genitori, insegnanti, fratelli e sorelle. Credono che nessuno li capisca. E questo riguarda anche i bambini più piccoli».
Cosa si può fare? «È importante che i genitori capiscano come aiutare i figli a verbalizzare le emozioni. Non credo che punirli o sgridarli serva a molto, mentre può essere efficace dire loro che capiamo ciò che stanno provando, comprendiamo che si stanno privando di alcune esperienze e che cercheremo di trovare insieme delle alternative. Bisogna evitare che si chiudano in sé stessi. – si legge ancora su Il Fatto – Il rischio è che, rifugiati nella loro stanza, dopo aver tagliato fuori il resto del mondo, questi ragazzi soffrano di solitudine e, in particolari situazioni di fragilità, possano anche farsi prendere dal panico, arrivando a gesti estremi».