Mentre la Russia riduce gradualmente i flussi di gas verso l’Europa, l’Olanda annuncia la revoca delle restrizioni alla produzione di elettricità da carbone. E lo fa meno di 24 ore dopo la decisione di Germania e Austria per un maggiore utilizzo del combustibile.
Nessuna transizione green. Le centrali olandesi a carbone, scrive Affari Italiani, possono ora «funzionare a pieno regime invece del massimo del 35%», in vigore da gennaio 2022 nel Paese. Al fine di ridurre le emissioni di CO2, ha annunciato il ministro olandese dell’Ambiente e dell’Energia, Rob Jetten. La decisione olandese, «preparata con i colleghi europei», ha spiegato Jetten, arriva il giorno dopo annunci simili in Germania e Austria per utilizzare più carbone così da compensare il calo delle consegne del gas russo.
La scorsa settimana Gazprom ha annunciato tagli alla consegna del gas attraverso il gasdotto Nord Stream. Ci si aspetta ora che la Russia chiuda ancora di più i rubinetti nei prossimi mesi. Per la Germania la situazione è “grave”, visto che continua a importare il 35% del suo gas dalla Russia – contro il 55% di prima della guerra – anche se l’approvvigionamento del Paese resta per il momento garantito, a detta del ministro dell’Economia Robert Habeck.
Gli olandesi dipendono invece da Mosca per circa il 15% delle forniture di gas, rispetto a una media del 40% nell’Ue. «Vorrei sottolineare che al momento non c’è una grave carenza di gas», in Olanda, ha insistito Rob Jetten. «Tuttavia, più paesi sono ora sotto pressione – ha spiegato – e questo ci preoccupa».
Nessuna transizione green. Ma le sanzioni non dovevano preoccupare Putin?
Mentre calano i volumi del gas inviato dalla Russia in Europa, i flussi verso la Cina nei primi cinque mesi hanno avuto un enorme incremento. Si tratta di un segnale chiaro riguardo all’inefficacia delle sanzioni, al pari della casta partecipazione di paesi non allineati al XXV Forum internazionale di San Pietriburgo, che ha visto la presenza di 141 paesi.