Il Presidente della Tanzania John Pombe Magufuli è morto. R.I.P.
Da quasi due mesi la Tanzania è oggetto di crescenti rimproveri sul mainstream perché le vittime di Covid, indubbiamente in crescita pur con numeri assoluti ancora molto bassi, riscuotono solo qualche blando riconoscimento da parte del Governo e in particolare dal presidente Magufuli (R.I.P.).
Tre settimane fa, mentre mi preparavo per una delle mie consuete visite in questo paese, una persona a me molto vicina si meravigliava che il Presidente non prendesse qualche precauzione per sé stesso, almeno indossando una mascherina. Risposi che le mascherine per le persone sane non hanno alcuna giustificazione scientifica, e che il Presidente è abituato a stare in mezzo alla gente in molte occasioni, compresa la messa ogni domenica. Anche solo una riduzione della sua presenza avrebbe lanciato un messaggio non verbale contrario alla scelta politica che il Presidente ha fatto per il suo popolo e che io condivido ampiamente, da medico con grande esperienza nel controllo di epidemie VERE.
Vederlo con la mascherina avrebbe addirittura ridicolizzato un anno intero di leadership coraggiosa contro la travolgente corrente panicodemica. Lui doveva sostenere la sua gente non solo con la parola, ma anche e soprattutto con l’esempio.
Tutti i leader dei paesi poveri dovrebbero fare lo stesso perché, anche ammettendo ma non concedendo che nell’attuale panicodemia la componente sanitaria prevalga su quella geopolitica, se i paesi poveri attuassero le misure restrittive su cui insistono i “padroni del mondo”, molta più gente morirebbe per fame piuttosto che per Covid. Peggio ancora se i paesi poveri accettassero i cosiddetti “vaccini” anti-Covid che aumentano e aggravano il trend delle varianti, facendoci sprofondare sempre più in una palude di cronicizzazione e ricorrenti recrudescenze.
In questi giorni tutta la gente in Tanzania ha pregato per il suo Presidente. Anche chi restava molto critico verso i suoi metodi autoritari riconosce che Magufuli li ha liberati dall’incubo che attanaglia tanti paesi confinanti, incubo per il 90% mediatico, incubo che aveva ghermito anche la Tanzania fra Febbraio e Aprile del 2020, prima che Magufuli usasse in pieno i suoi poteri per restituire al suo popolo l’indipendenza dal neocolonialismo mediatico-sanitario, così come il suo maestro Nyerere aveva ottenuto l’indipendenza dal colonialismo nel lontano 1961.
Tre settimane fa, in una lunga intervista a R2020 (dal minuto 25), io (Leopoldo Salmaso) facevo notare che i mass media in tutto il mondo stavano concentrando il fuoco sulla Tanzania, denigrandola più che mai, ed esprimevo grande preoccupazione perché, quando ciò avviene, “i media stanno preparando l’opinione pubblica a qualche porcheria che faranno i nostri governi per andare a esportare democrazia, vaccini, salute, etc. etc…”.
Ora di fatto restano solo due paesi: Zambia e Madagascar, a resistere. Che Dio protegga i loro presidenti, sperando che anche loro non cadano vittime dei padroni del mondo come, purtroppo profeticamente, annunciava giorni fa l’articolo di cui allego traduzione:
SECONDO GOLPE COVID?
Tradotto da Off-Guardian, 12 marzo 2021
La scomparsa del presidente John Magufuli lo rende potenzialmente il secondo capo di stato “negazionista Covid” a perdere il potere.
John Magufuli, presidente della Tanzania, è scomparso. Non è stato visto in pubblico da diverse settimane e si stanno diffondendo speculazioni su dove possa essere.
L’opposizione ha più volte detto che il presidente era ricoverato in ospedale con “Covid19”, prima in Kenya e poi in India, anche se non ci sono prove di ciò.
Per aggiungere un po ‘di contesto, John Magufuli è uno dei capi di stato africani “negazionisti Covid”.
Il suo ufficio è famoso per aver sottoposto a test Covid-19 cinque campioni con nomi inventati, che in realtà provenivano da capra, olio per motore, papaia, quaglia e jackfruit: quattro risultarono positivi e uno “inconcludente”, così Magufuli bandì i kit del test e chiese un’indagine sulla loro origine.
Egli ha anche messo in dubbio la sicurezza e l’efficacia dei presunti “vaccini covid”, e non ne ha permesso l’uso in Tanzania.
Sulla stampa occidentale Magufuli è stato descritto come “anti-scienza” e “populista”, ma non è giusto insinuare che la salute della popolazione della Tanzania rivesta scarsa priorità per il presidente. In effetti è proprio l’opposto.
Dopo aver vinto la sua prima elezione nel 2015, egli tagliò gli stipendi del governo (compreso il suo) al fine di aumentare i fondi per gli ospedali e acquistare farmaci per l’AIDS. Nel 2015 annullò le celebrazioni del Giorno dell’Indipendenza e utilizzò quei soldi per lanciare una campagna contro il colera. L’assistenza sanitaria è stata una delle massime priorità della sua amministrazione e l’aspettativa di vita della Tanzania è aumentata ogni anno con lui in carica.
La copertura mediatica negativa del presidente Magufuli è un fenomeno molto recente. All’inizio della sua presidenza egli riscosse perfino commenti entusiastici dalla stampa occidentale e dai think tank sostenuti da Soros, che lodarono le sue riforme e lo definirono un “esempio” per le altre nazioni africane.
Tutto è cambiato quando ha detto che Covid-19 era una bufala.
Quando è stato rieletto nell’ottobre 2020 (con l’84% dei voti -NdT), sono apparse le solite accuse di “soppressione di elettori” e di “frode elettorale” sulla stampa occidentale che pure in precedenza aveva riferito per lui un indice di gradimento fino al 96%.
E la campagna anti-Magufuli ha ripreso slancio nel nuovo anno, con Mike Pompeo (quello del “abbiamo mentito, abbiamo imbrogliato, abbiamo rubato”) che ha avviato sanzioni contro funzionari del governo tanzaniano come uno dei suoi atti finali da Segretario di Stato. Le sanzioni erano teoricamente motivate con “irregolarità elettorali”, ma è ovvio che in realtà erano dovute al rifiuto della Tanzania di seguire la linea Covid.
Proprio il mese scorso The Guardian, sempre punta di lancia quando si parla di cambio di regime “progressista”, ha pubblicato un articolo dal titolo: È tempo che l’Africa controlli il presidente NO-VAX della Tanzania.
L’articolo non fa menzione di capre, papaya e olio motore risultati positivi per il coronavirus, ma chiede con stile giornalistico tipicamente partigiano: “Che cosa c’è di sbagliato nel presidente John Magufuli? Molte persone dentro e fuori la Tanzania si pongono questa domanda”.
L’articolo conclude così: “Magufuli sta sobillando i NO-VAX mentre la pandemia e le sue nuove varianti continuano a manifestarsi. Bisogna sfidarlo apertamente e direttamente. Stare a guardare con indifferenza espone milioni di persone in Tanzania e in tutta la regione dei grandi laghi africani – così come le comunità di tutto il mondo – a questo virus mortale e devastante”.
L’autore non dice esattamente come Magufuli dovrebbe essere “sfidato apertamente e direttamente”, ma non è questo lo scopo di quel genere di articoli. Escono semplicemente per dipingere il soggetto come cattivo e creare un clima in cui “qualcosa deve essere fatto”. Che cosa sia quel “qualcosa” – e che sia legale o meno – non sono affari del pubblico che legge il Guardian, e alla maggior parte di loro non interessa davvero.
A proposito, l’articolo fa parte della sezione “Sviluppo globale” del Guardian, sponsorizzata dalla Bill and Melinda Gates Foundation. Solo da noi lo puoi sapere.
Insomma, il Guardian pubblica un articolo sponsorizzato da Gates in cui si chiede di fare qualcosa contro il presidente Magufuli, e due settimane dopo il presidente scompare, presumibilmente a causa di Covid. Strano come funzionano certe cose.
Anche se Magufuli sopravvivesse miracolosamente al suo attacco di “sospetto Covid19”, la sua carriera politica è scritta sui muri. Il Council on Foreign Relations ha pubblicato proprio ieri questo articolo, dove si fa di tutto per sostenere che il presidente ha perso ogni autorità, e conclude: “una figura audace all’interno del partito di governo potrebbe sfruttare l’attuale situazione per iniziare ad invertire la rotta”.
Non è difficile leggere il sottotesto lì, ammesso che si possa chiamarlo “sottotesto”.
Se stiamo per assistere alla morte improvvisa e/o alla sostituzione del presidente della Tanzania, non sarà il primo capo di stato africano a subire un simile destino nell’era della Covid.
La scorsa estate Pierre Nkurunziza, presidente del Burundi, si rifiutò di seguire la banda della Covid e ordinò alla delegazione dell’OMS di lasciare il paese… prima di morire improvvisamente per un “attacco di cuore” o “sospetta Covid-19”. Il suo successore ha immediatamente annullato ogni singola disposizione riguardante la Covid, e ha invitato l’OMS a tornare nel paese.
Quello è stato il primo colpo di stato Covid, e sembra proprio che in Tanzania si stia verificando il secondo.
Se fossi il presidente del Turkmenistan o della Bielorussia (altri paesi che negano priorità a Covid -NdT), non farei piani a lungo termine.
Articolo di Leopoldo Salmaso