I classici della letteratura distopica – di Lidia Sella
I classici della letteratura distopica, di Lidia Sella. In greco antico, topos significa “luogo”. Questo seme linguistico ha generato germogli quali topografia, toponomastica, dermatite atopica, pomata a uso topico… E ha dato origine al termine utopia dove, dall’associazione con il prefisso oú, equivalente a “non”, scaturisce il concetto di “non luogo”, ossia il “luogo che non esiste”, a indicare un progetto, un assetto, un’aspirazione che difficilmente potrebbero trovare posto nella realtà. Il neologismo fu coniato dall’umanista inglese Thomas More (italianizzato in Tommaso Moro), autore di Utopia, ovvero dell’ottima forma di Stato e della nuova isola di Utopia, dialogo filosofico romanzato, pubblicato in latino, a cura di Erasmo da Rotterdam, nel 1516.
La parola topos può essere altresì preceduta dalla particella dus che, nonostante in italiano si muti in dis, mantiene intatta la sua carica negativa originaria, correlata a dolore, male, corruzione, rovina, mancanza, infermità… Inclinazione infausta, che si replica in lemmi quali discordia, disgrazia, disastro, dismenorrea eccetera. In base a tale logica, il vocabolo “distopia“ evoca scenari gravidi di restrizioni e misure vessatorie, alienanti, tesi a schiacciare l’individuo, a soffocarne identità, diritti e anelito spirituale.
Delineati per sommi capi il contesto storico e i confini lessicali della questione, possiamo ora addentrarci nella selva della letteratura distopica.
Partiamo da Robert Hugh Benson, (1871-1914), autore di romanzi storici e fantapolitici, pastore anglicano, poi convertito al cattolicesimo e ordinato sacerdote a Roma nel 1904. Si occupò di esoterismo e frequentò seguaci dell’occultismo come Aleister Crowley, che si definiva “la Bestia 666”. Nel 1907 pubblicò Il padrone del mondo.
Lo sfondo della vicenda è il Nuovo Ordine Mondiale. I dialoghi vertono su tematiche scottanti.
Si sostiene che “il patriottismo non è che un residuo di barbarie e l’unica felicità è il piacere sessuale” e che “ogni codice deve essere capovolto; ogni barriera abbattuta; i partiti devono unirsi tra loro; e così ogni nazione e ogni Continente”.
Si proclama che la Chiesa è scomparsa, sostituita dall’Umanitarismo, una vera religione, anche se non trascendente, un Panteismo sotto l’egida della Massoneria, con un suo credo – cioè l’uomo è Dio – e un suo culto obbligatorio, che sfocia in persecuzioni e roghi per i recalcitranti.
Poi si annuncia “la fine delle Università”. Si caldeggia “l’adozione dell’esperanto come lingua ufficiale di tutti gli Stati” e si descrive l’operato del “Ministero dell’eutanasia”.
Si riferiscono “pratiche di vivisezione su esseri umani”.
Sulla quarta di copertina della recente edizione italiana campeggia il seguente avvertimento: “Il Santo Padre Papa Francesco ama citare il libro di Benson, suggerendone la lettura”.
Il nostro excursus fra gli antesignani del genere distopico continua con il russo Evgenij Zamjatin, nato nel 1884, sotto il segno della ribellione. Ingegnere navale, in epoca zarista fu arrestato ed esiliato per la sua adesione alla causa bolscevica. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre criticò tuttavia anche la censura e le violenze sovietiche. E i suoi scritti furono banditi. Nel 1931 espatriò in Francia. Lì visse in miseria sino alla morte, sopraggiunta nel 1937.
Il suo romanzo intitolato Noi, redatto tra il 1919 e il 1921, e ambientato nella prima metà del quarto millennio, fu pubblicato in inglese nel 1924.Qualche brano scelto basterà a illustrare i contorni di questo incubo collettivo ante litteram, dove invenzione artistica ed esperienza personale dell’autore si intrecciano in modo mirabile.
“Se la libertà umana è uguale a zero, l’uomo non commette alcun crimine. (…). L’unico modo per liberare l’uomo dalla criminalità è liberarlo dalla libertà”.
“Il nostro dovere sarà costringere tutti a essere felici. Ma prima di imbracciare le armi, proveremo con la forza delle parole”.
“L’intero globo terrestre è stato sottoposto alla potenza dello Stato Unico”.
“Nessuno di noi è un individuo, solo uno dei tanti. Siamo tutti così simili…”.
“I nostri volti non sono offuscati dalla follia dei pensieri”.
“Essere consapevoli è solo una malattia”.
“Ho ricevuto un certificato che mi autorizzava all’uso delle tende, permesso concesso solo per le giornate sessuali. Di solito viviamo circondati da pareti trasparenti (…) che agevolano molto l’arduo e rispettabile compito dei Guardiani”.
“Domani è il giorno delle elezioni annuali del Benefattore. Domani affideremo nuovamente al Benefattore le chiavi della incrollabile fortezza della nostra felicità”.
“ Io vedo tutti gli altri votare e tutti gli altri vedono me fare lo stesso; e non può essere diversamente poiché ‘tutti gli altri’ e ‘io’ siamo un unico ‘noi’.”
“L’ultima scoperta della Scienza di Stato è la sede della fantasia: un misero plesso cerebrale nella regione del ponte di Varolio. Una volta bombardato a tre riprese con i raggi X il suddetto plesso, sarete per sempre liberi dalla fantasia. Per sempre! Sarete perfetti, uguali alle macchine, la via che conduce al 100% della felicità è sgombra. Affrettatevi, grandi e piccini, affrettatevi a sottoporvi alla Grande Operazione. Affrettatevi agli Auditorium, dove si esegue la Grande Operazione. Evviva la Grande Operazione. Evviva lo Stato Unico, evviva il Benefattore”.
“Siamo stati arrestati in quanto privi di certificato di avvenuta Operazione e portati all’Auditorium più vicino. Qui siamo stati legati ai tavoli e sottoposti alla Grande Operazione. Il giorno dopo (…) mi sono presentato al Benefattore, raccontandogli tutto ciò che sapevo sui nemici della felicità. Perché in precedenza sia potuto sembrarmi difficile, non lo comprendo. L’unica spiegazione possibile è che prima ero malato (d’anima)”.
Ora è il turno di Kallocaina. Il siero della verità, uscito nel 1940, opera di Karin Boye, nata a Göteborg, in Svezia, nel 1900. Poetessa, lesbica, socialista e attivista di spicco del movimento marxista-pacifista Clarté, nel 1928 viaggiò nell’URSS di Stalin e nel 1932 in Germania. Tradusse in svedese La terra desolata di Eliot. Mori suicida nel 1941.
Mi limiterò qui a riportare alcuni passaggi, emblematici dell’oppressivo clima psicologico da lei tratteggiato.
“Il nostro primogenito era con noi, dato che era la sua sera di permesso di rientrare a casa dal campo d’infanzia”.
“I bambini della nuova era (…) a otto anni erano già soldati disciplinati”.
“Quel che so è che genitori e insegnanti malati hanno allevato bambini ancora più malati, finché la malattia è diventata la normalità e la salute uno spauracchio. Dalla solitudine nasce più solitudine, dalla paura più paura. (…) Ma finché si è consapevoli, non tutto è perduto”.
“La sorveglianza si è fatta sempre più severa – e questo non ci ha reso più sicuri, come speravamo, ma piuttosto più angosciati”.
“Sul giornale (…) un articolo intitolato: i pensieri possono essere condannati”.
“Le cavie umane del Servizio Sacrificio Volontario dimostravano, in generale, dieci anni in più della loro età effettiva”.
“La lingua ufficiale comune dell’immenso Stato Mondiale”.
I nostri riflettori si spostano adesso su Aldous Huxley, nato nel 1894 da famiglia illustre. Fu un membro influente della Fabian Society, una roccaforte della massoneria britannica. Assurse alla notorietà grazie a Il mondo nuovo, romanzo del 1932. La società che egli prospetta, collocata nell’anno 2540, si regge su un ferreo impianto di regole: si fonda sulla riproduzione artificiale; prevede una rigida gerarchia di caste, selezionate attraverso manipolazione genetica; assicura l’ortodossia e l’abolizione del libero arbitrio, sulla scorta di un metodico lavaggio dei cervelli, per mezzo di insegnamento ipnopedico e suggestioni subliminali. Il regime immaginato da Huxley dispensa promiscuità sessuale e una felicità indotta chimicamente, per tenere a bada il malessere interiore di un’esistenza disumana, eterodiretta da uffici di Propaganda, Collegi di Ingegneria Emotiva, Centri di incubazione e condizionamento pavloviano. Al fine di cancellare la cultura ed estirpare la componente più nobile dell’essere umano, vengono presi provvedimenti atti a negare la storia, stravolgere il passato, chiudere i musei, distruggere i monumenti storici, eliminare tutti i libri.
Molti anni dopo aver pubblicato Il mondo nuovo, nel 1958 Huxley sfornò un saggio dal titolo Ritorno al Mondo Nuovo. Vi sono raccolteuna serie di considerazioni che, soprattutto in rapporto agli sviluppi della politica internazionale degli ultimi settant’anni, appaiono davvero sconcertanti. Ne proponiamo alcune.
“È chiaro che (…) il controllo è meno efficace se ricorre al castigo della condotta, anziché indurre la condotta desiderata mediante premi; è chiaro che un governo del terrore funziona (…) meno bene del governo che, con mezzi non violenti, manipola l’ambiente, i pensieri e i sentimenti dei singoli”.
“Forze impersonali, da noi incontrollabili, (…) nell’interesse di una minoranza, lavorano per irreggimentare la società e centralizzare il potere”.
“Una crisi permanente giustifica, da parte del governo centrale, il controllo su tutto e su tutti. E proprio una crisi permanente dobbiamo attenderci in questo mondo dove l’eccesso di popolazione rende quasi inevitabile la dittatura”.
“ Le Costituzioni non si abrogheranno, rimarranno elezioni e Parlamenti. Ma la sostanza, dietro le quinte, sarà un nuovo tipo di totalitarismo non violento. (…) Radio e giornali continueranno a parlare di democrazia e libertà. Intanto l’oligarchia al potere, con la sua addestratissima élite di soldati, poliziotti, fabbricanti del pensiero e manipolatori del cervello, manderà avanti lo spettacolo a suo piacere”.
“Sotto un dittatore scientifico, l’educazione risulterà efficacissima, al punto che la maggior parte degli uomini cresceranno nell’amore della servitù e mai sogneranno la rivoluzione. Non si vede per quale motivo dovrebbe mai crollare una dittatura integralmente scientifica”.
Puntiamo infine la nostra attenzione su Eric Arthur Blair, più noto con lo pseudonimo di George Orwell. Per accostarci al suo capolavoro, 1984, scritto nel 1948 e pubblicato nel 1949.
L’analista politico Davide Rossi ipotizza che questo titolo sia stato scelto in omaggio alla Fabian Society che, nel 1984, avrebbe celebrato un secolo di vita.
Al College di Elton, il fabiano Aldous Haxley insegnava francese a Orwell e, col tempo, divenne suo mentore. Orwell fu iniziato alla massoneria. Lo conferma Ida Magli, ne La dittatura Europea (BUR, 2010). L’antropologa esclude che 1984 rappresenti una previsione profetica, “a meno che non si ami credere nelle magie”. È convinta che Orwell fosse tenuto a rispettare l’impegno al silenzio che, in caso di inadempienza, avrebbe comportato conseguenze gravissime. Ecco la ragione per cui soltanto ricorrendo al sotterfugio letterario avrebbe potuto metterci in guardia sul progetto massonico, senza al contempo rivelare la propria affiliazione. La tesi di Ida Magli spiegherebbe anche come mai questo romanzo sembri avverarsi ogni giorno di più. Nulla di ciò che accade attorno a noi sarebbe insomma frutto del caso, quanto piuttosto l’effetto di un piano mostruoso, ordito da un’elite di potenti, a danno dei popoli. Fondamentale quindi rileggere questo classico della letteratura inglese, alla luce dell’attualità. Unicamente se sapremo decodificare il presente, avremo qualche possibilità di difenderci. Orwell ci ha fornito questa arma. E le sue anticipazioni, nel corso dei decenni, si sono via via incarnate nel tessuto del reale.
In 1984 Orwell ha introdotto sia lo “psico-reato” che la “polizia del pensiero”. E oggi i popoli dell’Occidente sono imprigionati nella gabbia del “politicamente corretto”. Inoltre la Legge Mancino, promulgata nel 1993, connotata da intenti liberticidi e in palese contraddizione con il dettato dell’articolo 21 della Costituzione, vincola, limita e punisce la libertà di pensiero e di espressione, in tema di razzismo, omofobia e antisemitismo.
Orwell ha immaginato i Due Minuti d’Odio e la Settimana dell’Odio. Eil 15 aprile 2021 è stata istituita, a presidenza Liliana Segre, la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza.
Sul piano metaforico, The Big Brother, il Grande Fratello o, più correttamente, Il fratello maggiore, ha fornito le indicazioni per una sorveglianza totale. E tanto il green-pass quanto il portafoglio digitale e la città dei 5/15 minuti sono stati progettati per controllare e spiare la popolazione, così da cannibalizzarne sempre più la sfera privata.
La straordinaria aderenza tra lo schema concepito da Orwell e i fenomeni sociopolitici odierni si riconferma anche per i tre slogan strombazzati dal Socing, il partito unico che imperversa in 1984.
Il primo caposaldo: “La guerra è pace”. E tant’è: ormai da molti decenni le operazioni belliche vengono definite “missioni di pace”.
Il secondo motto “La libertà è schiavitù” non rappresenta solo un paradosso. Oggi in molti ancora si illudano di essere liberi. Eppure di fatto siamo sudditi della NATO, servi dell’Unione Europea, stritolati dall’usura istituzionalizzata, pecore da tosare per il fisco, limoni da spremere in ambito professionale. Oltre che carne da macello sui campi di battaglia, per conflitti sciagurati, scatenati dai colonialisti americani, guerrafondai travestiti da pacifisti.
Il terzo assunto:“L’ignoranza è forza”, quantomeno a giudicare dalla crescente ignoranza diffusa, quasi certamente deve aver orientato i governanti italiani, marionette manovrate dalla cupola mondialista, a spendersi in una molteplice attività di distruzione capillare, tesa a impoverire la lingua, disintegrare l’istruzione pubblica, diffondere TV spazzatura, promuovere l’inferno dei social, suggerire modelli incivili, fabbricare notizie false, adulterare la Storia.
I nostri politicanti, lupi camuffati da agnelli, e nutriti alla mangiatoia della neolingua, in varie occasioni si sono dimostrati anche abili artefici del “bipensiero”. Come nel 2020, quando si vantavano di aver varato il “Decreto Cura Italia”, ben consapevoli che avrebbe contribuito amettere in ginocchio il Paese. Oppure quando promuovono il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), detto anche Fondo salva Stati, pursapendo che favorirebbe gli interessi della finanza speculativa a discapito delle economie nazionali. Del resto è Orwell stesso, in una sconvolgente pagina di 1984, a spiegare che il bipensiero è uno strumento di controllo della realtà. Che funziona così: “credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciano le menzogne più artefatte; ricorrere all’uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla; essere pienamente consapevoli nell’indurre inconsapevollezza”. E via dicendo.
Prima di chiudere questa inquietante carrellata di analogie tra fantasia e realtà, in 1984 c’è però ancora una frase impressionante, da brivido, che merita di essere riportata integralmente. Tenetevi forte: “Nell’Oceania di oggi la Scienza, come la si intendeva una volta, non esiste più. In neolingua la parola “scienza” manca addirittura. Il metodo empirico, sul quale si basavano tutte le conquiste scientifiche del passato, è in contraddizione con i principi fondamentali del Socing. Ora il progresso tecnologico si realizza solo se ciò che esso produce può in qualche modo essere impiegato per ridurre la libertà umana”.
Il Presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln dichiarò: “Il modo migliore per predire il futuro è crearlo”. Con tale affermazione diede prova di aver capito sin troppo bene come funziona il mondo: aveva smascherato i grandi burattinai. E forse anche per questo, oltre che per le sue decisioni non convenzionali in materia di politica monetaria, fu freddato con un proiettile calibro 44 alla nuca, sul palco del Teatro Ford di Washington, il 15 aprile 1865.