Isabel Díaz Ayuso che trionfa a Madrid è la vittoria della politica anti-restrizioni sulla dittatura sanitaria. Il desiderio di libertà dei cittadini vince sulla propaganda del terrore mediatico su scala universale. Che sia di esempio e di buon auspicio per un risveglio popolare! E’ un terremoto il voto regionale di ieri a Madrid.
Isabel Díaz Ayuso raddoppia i voti e i seggi ottenuti appena due anni fa quando Sars-CoV2 sarebbe stato un errore di stampa. Vince per la sua guerra ai lockdown, per la possibilità di bere una birra in piazza alle 11 di sera. Mascherine e distanziamento sì, ma chiusure no. Bar, teatri, cinema, ristoranti a riempimento limitato, ma aperti. Da «diritto alla birretta», la contestazione al lockdown evolve in «diritto alla libertà». La favola facile da comunicare dice che il governo centrale (centro-sinistra) ha reagito al virus con un istinto vetero dirigista: chiude i bar perché non si fida degli individui così come aumenta le tasse perché non si fida degli imprenditori e centralizza l’economia. L’amministrazione regionale della Ayuso (Partido Popular), invece, è liberista, individualista: ha lasciato i caffé aperti come lascia i soldi nelle tasche dei cittadini perché crede nell’iniziativa privata, nella libertà.
Il Partido Popular di Isabel Díaz Ayuso
Il risultato della sfida in nome della «libertà» si riassume in tre numeri. Più 1% di Pil nella Comunidad di Madrid rispetto alla media nazionale; più 35% di mortalità; 44% di voti alle elezioni di ieri. Festeggiando la vittoria (prima del coprifuoco) dal balcone di calle Genova, la sede del Pp, il leader nazionale Pablo Casado ha potuto dire che «oggi la libertà ha vinto a Madrid, domani vincerà in tutta la Spagna». Il premier socialista Pedro Sánchez è avvertito.
I risultati delle elezioni regionali a Madrid
Per una volta i sondaggi avevano azzeccato i risultati con mesi di anticipo. Sin dall’inverno la Ayuso misurava la crescita dei suoi consensi tra i madrileñi ed è andata all’incasso. Si ferma a 65 seggi (44% dei voti), appena 4 dalla maggioranza assoluta, però riconquista per il Partido Popular l’egemonia del centro-destra. I centristi di Ciudadanos dal 19% del 2019 precipitano sotto la soglia del 5% e non entrano nell’assemblea regionale. I loro elettori tornano tra le braccia del Pp.
Vox al 9%
Per replicare le maggioranze assolute degli anni ‘90 e ’00, ai populares manca ancora l’estrema destra che oggi è rappresentata da Vox, partito esplicitamente nostalgico del franchismo. Vox ha migliorato di poche frazioni il risultato del 2019arrivando a 13 seggi (9%). Si offre ad Ayuso come socio di giunta o come stampella esterna. Non sarà un problema per la governatrice anti-lockdown perché, «se ti danno del fascista, sei dalla parte giusta della storia».
La sinistra
Comunque l’intera sinistra non raggiunge i suoi deputati e ciò permetterebbe una giunta monocolore di minoranza. La sinistra si lecca le ferite. Il Psoe, scende da 37 a 24 seggi (16,8%), peggior risultato di sempre nella capitale. Il leader nazionale Pedro Sánchez potrebbe approfittarne per svecchiare i quadri locali del partito, non tutti a lui fedeli.
Iglesias: «Ci vuole rinnovamento. Lascio tutti gli incarichi»
Más Madrid, la lista civica di sinistra raggiunge il Psoe per deputati e lo supera in voti (16,9%). Unidas Podemos, la sinistra femminista, grazie alla discesa in campo del suo leader passa da 7 a 10 seggi (7,2%), ma una crescita dell’1,6 per cento è insufficiente per Pablo Iglesias. «Non voglio rappresentare un ostacolo per il partito. Ci vuole un rinnovamento. Lascio tutti gli incarichi politici» dice nel suo intervento notturno. Iglesias sei anni fa guidava il primo partito di Spagna per intenzione di voto e, solo due mesi fa, era vicepremier nazionale. Con questa candidatura sapeva di giocarsi la carriera. Parlando con il Corriere nei giorni scorsi, aveva confidato di pensare al «dopo»: «Non smetterò di interessarmi di politica, ma posso farlo come professore universitario o giornalista o semplice militante. Quando uno smette di essere utile, deve sapersi fare da parte». L’ha fatto. Chapeau.