Gress Pass: la fine di un’epoca
La fine di un’epoca – Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori. L’accordo è fatto, il decreto del governo sarà approvato domani. Da metà ottobre per andare al lavoro occorrerà l’ormai noto marchio verde. Da metà ottobre, per lasciare il tempo ai non vaccinati di correre a farsi inoculare la prima dose di siero sperimentale, di qualunque casa farmaceutica esso sia. A cosa serve non si sa perché nella sola Milano ad appena due giorni dalla prima campanella sono già almeno 10 le classi in Dad. Chi è vaccinato dovrà restare a casa da scuola per sette giorni e poi sottoporsi a tampone: se negativo, l’alunno potrà tornare a seguire le lezioni in classe dal giorno successivo. Per chi non è vaccinato il periodo è di 10 giorni e prevede, anche in questo caso, un esito di tampone negativo per rientrare in aula.
Regole diverse e più complesse invece per l’alunno positivo e per i docenti, vaccinati sì, in possesso di Green Pass eppure positivi.A cosa serve allora il green pass? A portare alla fame un Paese, un tempo tra i più ricchi, oltre che tra i più mafiosi, al mondo. Si dirà che alle persone manca il coraggio di protestare. E’ vero, siamo troppo viziati, ma è altrettanto vero che genitori e cittadini onesti oggi si trovano a dover scegliere se obbedire alla legge e così mantenere i propri figli o se vivere con mezzi alternativi.
Certamente non tutti possono stare a casa con la tastiera tra le dita a fare i protagonisti guerrieri. Nessuno dovrebbe però permettersi ora di giudicare le mosse dell’altro. Questo dovrebbe essere il momento della solidarietà e dell’aiuto reciproco, non certamente quello della rabbia, quest’ultima non serve a nulla, è dannosa come lo scoramento, da una parte come dall’altra. Oggi quello che serve di più è pensare a gettare le basi di una nuova società, non ancora alternativa a un sistema obsoleto che morirà da solo, ma parallela, basata sull’etica, sulla condivisione del sapere come delle cose necessarie e indispensabili al vivere umano.Il grande reset cammina a tappe forzate nel caos globale, che non va alimentato da noi, uomini e donne che dobbiamo riflettere e agire per non lasciare che l’autoritarismo in cui è degenerata una finta democrazia porti all’estinzione del genere umano, nell’odio o nell’assopimento.
Una sana ribellione passa per una transizione a una sana politica, a una sperimentazione di nuove forme sociali, a una nuova organizzazione.
Pensare di poter dirigere l’esito finale di un sistema al collasso da qualche scrivania è pura sciocchezza o semplice presunzione. Rivendicare i propri diritti è cosa sana e corretta ma, a meno che a scendere in piazza non siano 60 milioni di italiani, oggi qualcosa di molto più grande ci è richiesto, di dimenticare il modus vivendi di prima per crearne uno nuovo, fatto della nostra vera natura di esseri sensibili e senzienti mai sfruttata prima.Se la scienza e la morale sono entrate i conflitto tra loro al punto che ogni progresso è divenuto sofferenza e ineguaglianza, oltre che di violenza dei pochi sui molti, è perchè il denaro e il consumo sono divenuti più importanti di ogni criterio di solidarietà.
Ed è per questo che è oggi che deve nascere quella che Giulietto Chiesa chiamava la “difesa generalizzata dei territori”, che prevede la riconversione del lavoro, la modifica dei comportamenti umani con meno risorse energetiche ed economiche a disposizione e in mezzo a perturbazioni varie, artificiali e naturali. Una guerra di sterminio è in corso, con svariati metodi, il primo è la paura e probabilmente ci porterà alla violenza generalizzata se non sapremo costruire rapidamente nuovi strumenti politici e nuove case accoglienti per i nostri pensieri che devono restare liberi di esprimersi nella loro originarietà, peculiarità, e bellezza.
In fine oggi vogliamo portare la nostra solidarietà a Silvana De Mari e agli 95 medici sospesi dall’Ordine dei medici di Torino perchè non vaccinati. Il nostro coraggio di proseguire sempre e comunque siano anche la vostra forza. di Margherita Furlan – Casa del Sole Tv