Green pass, I vigili di Roma lo boicottano: Il paragone con il nazismo è improponibile?
I vigili urbani di Roma boicottano il Green Pass. Il decreto anti Covid del governo di ieri – spiegato in conferenza stampa dal premier Mario Draghi – ha introdotto l’obbligo di Green pass per diversi luoghi, tra cui i ristoranti al chiuso: una novità che non è piaciuta a no vax e scettici del vaccino, ma nemmeno ad una parte dei vigili urbani di Roma, che in alcuni gruppi WhatsApp hanno paragonato la misura addirittura al nazismo. Come scrive oggi Lorenzo De Cicco sul quotidiano Il Messaggero, il messaggio apparso nelle chat dei vigili è eloquente: la riproduzione di una svastica su sfondo verde, e la scritta «Green pass obbligatorio, lotta perché non accada».
E quindi, cosa accadrà a chi andrà al ristorante senza Green pass? Sarà multato dai vigili di Roma o questi ultimi chiuderanno un occhio perché non condividono le misure del governo? Il Messaggero cita Marco Milani, segretario romano aggiunto del Sulpl, il sindacato unitario dei lavoratori della polizia locale. Tra le sue ‘stories’ di WhatsApp campeggia in bella mostra la svastica verde del Green pass: «Il paragone con il nazismo è improponibile? Forse sembrerà improponibile oggi, ma anche quando c’era il nazismo la stessa scienza ti diceva per esempio che l’omosessualità era una malattia e quindi se non ti curavi dovevi metterti la stella gialla», ha detto al Messaggero.
Poi però sottolinea: «Quello che scrivo sui social lo dico da cittadino, non da sindacalista o da vigile, non c’entra nulla». E sulle multe spiega: «Io farò di tutto per non essere destinato ai controlli sul Green pass. Poi stiamo parlando di dpcm, sono solo atti amministrativi, hanno la stessa valenza della doppia fila: non c’è obbligo di contravvenzione». E sugli altri colleghi: «Vedrete il tasso di applicazione delle contravvenzioni per il green pass, sarà nullo. E attenzione: non sono mica no-vax, io sono vaccinato, ma non vaccinerò mai i miei figli. Per tutti i minori dovrebbe essere così, non c’è motivo».