Le rilevazioni si fermano a dicembre, mancano i dati sui piccoli tra i 5 e i 12 anni: perciò è necessario il rapporto mensile.
Finalmente Aifa ammette. Un italiano su 500 denuncia reazioni ma il 40% dei casi gravi non è esaminato. Segnalate 758 morti: per 22 stabilita la correlazione col farmaco. Lo riporta Maurizio Belpietro su La Verità.
Alla fine, ci siamo riusciti. Per giorni abbiamo chiesto che l’Agenzia italiana del farmaco, l’organo statale che ha il compito di accertare i requisiti di sicurezza di ogni medicina, rivelasse le reazioni avverse dei vaccini. Da mesi, infatti, il rapporto sugli effetti collaterali delle iniezioni anti Covid non era aggiornato. O meglio: il nostro Antonio Grizzuti aveva scoperto che l’Aifa aveva predisposto un aggiornamento dei dati, ma anziché renderlo noto lo aveva imboscato, spedendo il documento all’Ema, l’equivalente europeo della nostra agenzia. In pratica, all’estero ne sapevano più di noi sulle conseguenze dei vaccini. Questo per lo meno fino a ieri, quando a seguito di diverse sollecitazioni, la relazione sulla sicurezza dei vaccini è stata resa nota e messa a disposizione della stampa e dunque, anche dell’opinione pubblica.
Diciamo subito che dall’inizio della campagna vaccinale a Natale dello scorso anno le «segnalazioni di sospetto evento avverso» successivo alla puntura sono state quasi 118.000, a fronte di 108 milioni di dosi inoculate. L’Aifa spiega che siamo di fronte a 109 segnalazioni ogni 100.000 somministrazioni e con ciò vorrebbe far capire che il numero è irrilevante o quasi, anche perché tra queste vi sarebbero reazioni leggere. L’83,7% dei casi, infatti, sarebbe riconducibile a eventi non giudicati gravi e solo il 16,2% rientrerebbe tra quelli che hanno destato maggior allarme, con un tasso del 17,6 ogni 100.000 iniezioni. In effetti, a prima vista i numeri messi in bella fila dall’Agenzia del farmaco farebbero propendere per un giudizio pacifico. Tuttavia, 109 segnalazioni ogni 100.000 dosi di vaccino significano all’incirca una ogni 1.000. Non solo: un conto sono le reazioni avverse e un altro sono le somministrazioni. Nel senso che gli effetti collaterali vanno confrontati con il numero di persone vaccinate e non con il numero di punture che queste hanno ricevuto. In Italia le persone che si sono immunizzate sono all’incirca 48 milioni, dunque, le 109 segnalazioni vanno riferite a questa base e non al numero di volte che le stesse persone sono state vaccinate. Perciò la percentuale cambia, perché significa che un italiano ogni 500 ha segnalato una reazione. Ovvio, la maggioranza di queste sono state lievi, tipo febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari, brividi e nausea. E fin qui probabilmente non c’è nulla di cui preoccuparsi, in quanto l’effetto indesiderato è la probabile reazione dell’organismo alla vaccinazione e capita spesso anche con altri tipi di immunizzazione, non solo con quella anti Covid.
Il problema sono le altre 19.000 segnalazioni, le quali sono state classificate dalla stessa Aifa come gravi e per le quali si sospetta una correlazione diretta con il vaccino, anche se non del tutto dimostrata.
Tra queste si registrano anche 22 decessi direttamente correlabili al vaccino. In realtà le segnalazioni con esito infausto, cioè con il decesso del paziente, sono molte di più, ossia 758 e tra queste 352 riguardano donne e 399 uomini. Tuttavia, una valutazione del nesso di causalità con l’algoritmo porta a ridurre il numero delle vittime a 580. Di queste, nel 57,9% dei casi il decesso non avrebbe correlazione con il vaccino, mentre per la percentuale restante le cause sarebbero indeterminate (30,2%) o inclassificabili (8,1%). Quanto ai 178 casi esclusi dall’algoritmo, l’Aifa è in attesa di ulteriori informazioni per valutare la correlazione. Dunque, i decessi ufficialmente accertati si riducono a 22.
Il rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini, oltre a fornire informazioni sul numero di reazioni avverse, e come abbiamo visto alcune si sono rivelate mortali, ci illumina anche sulla tipologia degli effetti collaterali, che non sono solo blandi come all’inizio abbiamo raccontato, ma in qualche caso sono gravi, in particolare per quanto riguarda le persone più giovani. A pagina 95 e 96 del rapporto Aifa si legge che lo studio, condotto su un’ampia popolazione di vaccinati, «conferma l’eccesso di rischio di miocardite e pericardite associato ai vaccini a mRna, in particolare nei maschi giovani e dopo la vaccinazione con Spikevax, soprattutto dopo la seconda dose». Nella sostanza sono confermate le segnalazioni raccolte nei mesi scorsi, che rilevavano un aumento straordinario dei casi di infiammazione del pericardio e del miocardio, soprattutto in persone giovani e di sesso maschile, non di rado tra ragazzi fino a prima della vaccinazione in perfetta salute e anzi a volte tra atleti.
Ciò che non dice il rapporto è che le rilevazioni si fermano a dicembre, ovvero a prima della grande spinta a vaccinare i più piccoli, per i quali non esistono analisi pregresse che consentano di escludere effetti come quelli rilevati nei «maschi giovani», in quanto le case farmaceutiche quando hanno presentato richiesta di autorizzazione al vaccino «pediatrico» hanno segnalato di non avere test sufficienti.
Perciò, ancora di più sarà necessario ottenere dall’Aifa dati aggiornati mese per mese e non a febbraio del prossimo anno. Perché 441 ricoveri ospedalieri o visite in pronto soccorso di persone dai 12 anni in su sono un segnale che gli effetti avversi esistono, anche se la grande stampa preferisce non parlarne. Maurizio Belpietro – La Verità