Il taccuino politico. Il premier incaricato atteso da Mattarella per sciogliere la riserva e presentare la squadra. Nel weekend il giuramento, martedì e mercoledì la fiducia. Meloni indecisa sul no o sull’astensione: “Valuteremo dopo aver visto squadra e programma”. Salvini pronto a stringere alleanze anche con politici ai suoi antipodi come Boldrini: “Metto da parte le antipatie e lavoro”
Ormai manca poco. Entro oggi, o domani al massimo, il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi dovrebbe salire al Quirinale, sciogliere la riserva e dar vita al suo nuovo governo. C’è grande attesa per quella che sarà la squadra scelta dall’ex banchiere. Rumors sui possibili ministri si susseguono, ma nessuna forza politica è stata ufficialmente contattata. Intanto, però, qualche leader dei partiti ha proposto nomi ma sarà il premier incaricato a comporre il nuovo esecutivo insieme a Sergio Mattarella. Beppe Grillo ha indicato Catia Bastioli (per la Transizione ecologica) e Di Maio. Per la Lega Giorgetti (allo Sviluppo economico o ai Trasporti) e per il Pd Franceschini e Guerini. Anche se il segretario dem, Nicola Zingaretti ha smentito queste voci: “Il Pd non ha avanzato alcuna rosa di nomi per la composizione del governo per rispetto della Costituzione”.
Incertezza sui tempi
Sui tempi c’è ancora incertezza. Mario Draghi salirà al Colle per sciogliere la riserva probabilmente oggi, o comunque entro il fine settimana, con la lista dei ministri pronta. Al momento, però, ci sarebbero ancora alcune caselle da definire nella squadra del professore, in modo particolare quella relativa al ministero della Transizione ecologica. Una volta sciolti gli ultimi nodi, si terrà la cerimonia del giuramento, già domani o al massimo domenica, e poi il voto di fiducia in Parlamento: al Senato martedì e mercoledì il bis alla Camera. “Come votare lo valuteremo alla fine dopo aver visto la squadra e il programma. Non sappiamo nulla. Siamo inebriati ma sul nulla”, ha commentato la leader Fdi Giorgia Meloni ancora indecisa sul no o sull’astensione. Idee chiare invece sembra averle Matteo Salvini, pronto anche a lavorare e stringere alleanze con politici ai suoi antipodi, come Laura Boldrini. “Se c’è di mezzo la salute dei nostri figli, il lavoro delle partite Ive, riportare a scuola i ragazzi, metto da parte antipatie e simpatie e mi metto al lavoro”, ha commentato il leader della Lega. Matteo Renzi, intanto, continua a ripetere che lui non ha “asfaltato nessuno: ho risposto come altri all’appello di Mattarella. Noi abbiamo 209 miliardi e altri soldi da spendere, sapere che questi denari li spenda il più bravo di tutti ci fa stare più tranquilli. È che Draghi sia quello più bravo di tutti, è un dato di fatto oggettivo”. Non solo. Per il leader di Italia Viva l’ex numero uno della Bce “è più politico di Giuseppe Conte“. E l’operazione Draghi “l’ha costruita il presidente della Repubblica, che ha detto a tutti i partiti basta discussioni, facciamo i vaccini e spendiamo bene i soldi del Recovery”, ha detto a L’Aria che tira, su La7, assicurando invece che lui non entrerà nel nuovo governo.
Intanto, ieri in serata è arrivato anche il sì a Draghi dagli iscritti M5s. Dei 74.537 grillini che hanno votato sulla piattaforma Rousseau, il 59,3% (pari a 44.177 voti) si è espresso a favore del nuovo esecutivo, i no sono stati 30.360 (pari al 40.7 per cento). Allo stesso tempo, però, l’esito del voto ha cristallizzato la divisione all’interno del Movimento. La spaccatura è andata allargandosi nel corso delle settimane, fino all’addio da parte di Alessandro Di Battista. Che ha annunciato a fine voto di voler lasciare i 5S durante una diretta Facebook: “La mia coscienza politica non ce la fa più da diverso tempo non sono in accordo con alcune scelte del M5S. Non posso far altro che farmi da parte. Da ora in poi non parlerò più a nome del Movimento 5 Stelle anche perché in questo momento il Movimento non parla a nome mio”.
Pd: “Mai avanzato rosa di nomi a Draghi”
“Il Pd non ha avanzato alcuna rosa di nomi per la composizione del Governo”, ha precisato oggi il segretario del Pd, Nicola Zingaretti a margine di una visita al Policlinico di Tor Vergata a Roma. “Come ho detto ieri, ci rimettiamo al rispetto dell’articolo 92 della Costituzione che conferisce al presidente della Repubblica e al presidente incaricato questo compito. Una ipotesi sulla quale c’è l’unanimità della direzione nel corso della quale abbiamo suggerito dei criteri per la squadra: qualità, pluralismo politico, differenza di genere – ha continuato – Abbiamo indicato con grande chiarezza quali sono i nostri progetti, le nostre idee, i nostri valori al professor Draghi per l’esperienza che inizia. Ora aspettiamo, ci rimettiamo nelle mani del professor Draghi e del presidente Mattarella per quella che sarà la strada di governo. La cosa positiva è che il Pd unito è in campo e pronto a sostenere questa nova sfida”.
Bonaccini: “Parlare di congresso è da marziani”
“Io faccio il presidente della mia Regione e sto facendo il presidente della conferenza delle Regioni e delle Province autonome da cinque anni. E come ho detto in questi giorni, in questo momento parlare di segretari o di congressi vuol dire essere dei marziani”. Così Stefano Bonaccini, con la stessa similitudine utilizzata da Nicola Zingaretti, ha risposto alla domanda se intende fare il segretario del Pd. “Le persone – ha aggiunto a 24 Mattino su Radio24 – non chiedono chi farà il segretario del Pd o di qualsiasi partito. Chiedono come andrà il piano vaccinale, se potranno riaprire attività chiuse o ristrette. Io non ho mai ricevuto tante lettere di persone disperate come in questa fase. E dall’altra parte abbiamo la necessità di scrivere questo Recovery Plan, insieme al Governo Draghi che mi auguro nasca prima possibile. Io mi sto occupando di questo, non di fare il segretario del Pd”.
Meloni: “Astensione FdI? Valuteremo alla fine”
Astensione sulla fiducia al governo Draghi? Giorgia Meloni valuterà. “L’appello all’astensione l’avevo fatto io a tutto il centrodestra, proprio perché credo nella compattezza della coalizione. Ho detto e ripeto che faremo la valutazione sul voto alla fine, quando avremo la squadra e il governo, per ora non si sa nulla”, ha detto a Sky tg24 Start la leader di FdI, da sempre contro i governi tecnici. Che sull’incontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini per decidere come stare all’interno di una maggioranza in cui loro sono una minoranza, ha aggiunto: E lo sarebbero stati anche con FdI dentro il governo. È normale e giusto che si vedano. Ma confido che ci vedremo anche a tre, perché è un lavoro che si può fare anche insieme”.
Capitolo M5s. Sull’ipotesi che le spaccature interne ai 5S possano mettere in crisi i numeri del nuovo governo Draghi, Meloni ha commentato: “Se ci saranno possiamo lavorare insieme all’opposizione, ma non penso che saranno molti i coraggiosi tra loro a lasciare la maggioranza. Con un quesito comprensibile al genere umano e non surreale avrebbe potuto vincere il no”. E sulla decisione di Alessandro Di Battista di lasciare il Movimento, ha detto: “Ha preso una posizione che rispetto. Poi i Cinque Stelle si sono alleati con tutti, tranne che con noi, ma perché non l’abbiamo voluto noi”.
Salvini: “Al governo con Boldrini? Metto da parte le antipatie e lavoro”
Matteo Salvini invece non ha dubbi. Pur di stare nel governo e “di lavorare”, come dice lui stesso a Mattino 5 su Canale 5, sarebbe disposto anche a entrare in un esecutivo con Laura Boldrini. “Se c’è di mezzo la salute dei nostri figli, il lavoro delle partite Ive, riportare a scuola i ragazzi, metto da parte antipatie e simpatie e mi metto al lavoro”. Non aspetta altro, Salvini, come ha detto anche ai giornalisti fuori dal Senato prima di volare per Milano. “Non vediamo l’ora di lavorare, le priorità della Lega non sono i ministeri ma scuola, lavoro e vaccini. Non abbiamo indicato al premier incaricato nulla, nessuna rosa di nomi, nessun foglietto allungato a Draghi. Unica cosa che vogliamo è cominciare a lavorare: è un mese che l’attività è ferma per la crisi”.
Voto Rousseau, dal 94% sul Conte 1 al 59% su Draghi
Ieri il via libera al sostegno al governo Draghi ha registrato un consenso percentuale (il 59,3%) più basso rispetto alle due precedenti occasioni in cui gli iscritti al Movimento 5 Stelle si sono espressi sulla piattaforma Rousseau su un’alleanza con altri partiti per formare un esecutivo. Il miglior risultato è stato ottenuto dal primo governo Conte, quello ribattezzato gialloverde. Il 18 maggio 2018, infatti, è passato con il 94,3% dei voti favorevoli il ‘Contratto per il Governo del Cambiamento!’ con la Lega. Un anno dopo, il 3 settembre 2019, al vaglio della piattaforma nata come strumento di democrazia partecipativa è finito l’accordo di governo con il Pd: nell’arco di nove ore si sono espressi 79.634 iscritti, con 63.146 click sul Sì (79,3%) e 16.488 sul No (20,7%).